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Tratto dal libro “Dicerie” di Carlo Catanzaro

Erano un tempo sul Mar di Ponente la tonnara del Tono e la più antica tonnarella di Sant’Antonino. La così detta tonnarella era diventata una specie di appendice della tonnara grande del Tono e veniva messa in mare, dall’estremità del Capo fino alla Maidda per la cattura di quei tonni che avvicinandosi alla costa percorrevano la rientrante Baia di Sant’Antonino.
La costa della Baia era percorsa da un lungo sentiero che, scendendo dopo qualche centinaio di metri dalla Villa Lucifero, arrivava fino alla Punta del Messinese ove, riparata da una chiostra di rocce, era, tra le alte palme, una rustica costruzione in pietra con annessa una piccola cisterna.
In questa costruzione viveva donna Crucifissa (Crocifissa), vedova di rasi Cola ( ras Nicola) già sovrintendente della tonnarella e custode di alcuni magazzini, per il deposito dell’attrezzatura da pesca, che sorgevano lungo il sentiero, vicino al mare.
Donna Crucifissa magra, minuta, di pelle olivastra e occhi di fuoco, era una creatura mite e religiosissima, depositaria di antiche e arcane orazioni che le conferivano strani e misteriosi poteri contro il demonio e le forze avverse della natura. Questi poteri la donna esercitava solo in casi eccezionali, senza alcun compenso, sempre con grande riserbo e sempre ne nome della Santissima Trinità e di tanti santi locali, ormai ai più sconosciuti, il cui culto da secoli era stato abbandonato. A questi santi, a lei familiari e da tutti dimenticati, si rivolgeva ricorrentemente sempre con successo, anche per tagliare le trombe d’aria che, come lunghe code di topo (“cuti i rattu”) pendenti da nubi di tempesta, risucchiavano dal mare reti e pescatori e dalla terra sradicavano alberi e case.
Si era alla meta di giugno e il tempo quell’anno sembrava ancora d’inverno. Turbini di scirocco e un gioco avverso delle correnti avevano più volte squassato le reti della tonnarella. Di tonni, pescispada, palamidi e alalunghe non s’era vista neppure l’ombra. Una mattina, in una quiete innaturale, senz’alito di vento, sotto un cielo di nubi nere come Pece, si vide una mostruosa tromba d’aria serpeggiare con grande rumore a circa un miglio dalla costa sulla Secca di Ponente.
Molti atterriti dall’evento si serrarono in casa,altri si rifugiarono nella chiesetta di Sant’Antonino, scavata nella roccia. I marinai della tonnara portarono subito donna Crucifissa sull’alta scogliera della lanterna, confidando che come sempre la donna anche questa volta avrebbe tagliato sollecitamente con le sue orazioni l’impetuoso e gigantesco vortice.

Il rituale però in questa circostanza non fu il solito. La donna alla vista del terribile fenomeno di così smisurate proporzioni fu colta da un irrefrenabile tremore e da un pianto dirotto, volle fosser oraccolte due “chiappe” (foglie) spinose di ficodindia e su queste inginocchiatasi si raccolse a lungo in preghiera. Le nubi si fecero sempre più basse invadendo il Promontorio come fitta nebbia.

A questo punto donna Crucifissa impose a tutti i presenti di prostrarsi in terra serrando strettamente il volto tra le mani perché nessuno avesse a vedere. Poi a voce alta cominciò a recitare la sua orazione.

Quel che accadde in quei minuti, miracolo o magia, nessuno lo saprà mai. Piovve in ogni dove nell’uliveto, sulle case, su ogni cespuglio o sentiero una infinità di pesci di ogni specie e di ogni dimensione.

Quando la donna disse ai marinai di sollevarsi da terra e guardarsi intorno, della tremenda tromba d’aria e delle nere nubi non c’erano più tracce, c’erano invece pesci e alghe dappertutto.

Nessuno seppe dire cosa e come era successo.

I prodigi di donna Crucifissa furono tanti, proprio tanti! E anche la sua morte fu misteriosa La donna ormai quasi centenaria, dopo la morte di rasi Cola si allontanò sempre più raramente dalla sua remota abitazione. A lei accudivano con amore e devozione due anziane nipoti, che abitavano non lontano nei pressi della Villa Lucifero. Il prete che ogni Domenica officiava nella cappella della Villa non mancava mai di portarle puntuale la Santa Comunione. In una notte di fine agosto un violentissimo temporale sconvolse con vento e grandine tutto iI Promontorio. Un fulmine, come mai se ne erano visti, illuminò il cielo come fosse giorno e un tremendo boato scosse dal profondo la terra come in un apocalittico terremoto. All’alba si contarono i danni.

L’abitazione di donna Crucifissa era ancora apparentemente intatta, ma priva di tegole e infissi e svuotata di ogni cosa. Forse una tromba d’aria aveva risucchiato per sempre, e chissà dove,la santa vecchia e i pochi suoi beni.