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La gabbia
di ferro contenente uno scheletro umano fu rinvenuta casualmente il 17 febbraio 1928 da una squadra di detenuti che eseguiva lavori di scavo nel terreno compreso nella cinta esterna del carcere di Milazzo, in Sicilia. La gabbia era a circa venticinque centimetri di profondità. Tra le ossa dello scheletro, ricoperti dalla terra, emersero cinque bottoni, di cui tre, a superficie piatta, portano, in basso, la scritta Enniskilling 27, al centro la sagoma di tre torri, di cui quella centrale è sormontata da una bandiera. Sul retro dei tre bottoni si legge la scritta Covent Garden. Gli altri due bottoni, a forma convessa, riportano rispettivamente un’ancora e il rilievo di tre cannoncini. Le scritte e le caratteristiche dei bottoni furono oggetto di studio da parte di alcuni studiosi inglesi, i quali stabilirono che i bottoni appartenevano alla divisa dei soldati del 27° reggimento Enniskilling. Agli ordini di S.M. Britannica il reggimento aveva partecipato agli scontri con le truppe napoleoniche in Italia meridionale, in particolare in Calabria e in Sicilia. Nel luglio 1806 il reggimento, che occupava il castello di Milazzo, era stato sconfitto presso Maida, in Calabria.

Per quanto riguarda l’identità dello sventurato rinchiuso nella gabbia, dalla consultazione dei registri matricola del reggimento emerse che due soldati impegnati in quella battaglia, mancavano all’appello. Si trattava del soldato Peter Towland fatto prigioniero e Andrew Leonard, di 25 anni, indicato come disertore. Con ogni probabilità, l’uomo della gabbia, non potendo essere Peter Towland (prigioniero) è Andrew Leonard. L’ipotesi, abbastanza attendibile, che il soldato Leonard, caduto nuovamente in mano ai suoi fosse stato condannato alla pena di morte per diserzione. Poichè, la punizione appariva poca cosa rispetto al reato di diserzione, si costruì una gabbia di ferro simile a quelle che si utilizzavano in Inghilterra per esporre nei crocicchi stradali i corpi degli assassini dopo che essi avevano subito la pena capitale. Fu così che lo sventurato fu esposto in gabbia sulle mura del castello. Il tutto fu accreditato dalle indagini medico legali svolte dal prof. Giuseppe De Crecchio. I risultati dell’esame dello scheletro ne accertarono l’età (circa 30 anni) e la statura (circa 165 centimetri), dati che corrispondevano alle caratteristiche riportate nei registri del reggimento. Poiché allo scheletro mancavano le parti inferiori delle gambe, la mano sinistra, l’avambraccio e la mano destra, fu ipotizzato che l’uomo era stato sottoposto a mutilazione e poi esposto nella gabbia.