1. Home
  2. /
  3. L’industria chimica


Il sansificio Bonaccorsi & Lucifero

Ideato nel 1879 Da Giuseppe Zirilli Lucifero, questo stabilimento estraeva, attraverso una delicata e complessa lavorazione grazie al solfuro di carbonio autoprodotto, l’olio dai residui delle olive, dette sanse, l’olio medesimo. Nasceva l’industria chimica a milazzo L’azienda Zirilli Bonaccorsi & Lucifero, che era la terza nel suo genere in tutta Italia, rimase in attività sino al 1888 quando, per un tracollo finanziario personale, l’ideatore dello stabilimento decise di uscire dalla società formata, oltre a lui, da Gioacchino Bonaccorsi, Francesco Carlo Lucifero. Nacque una nuova societa la Bonaccorsi & Lucifero.

Nel corso degli anni Novanta, il sansificio disponeva di due motori a vapore, con una forza di 21 cavalli, che azionavano gli essiccatori le pompe per le acque e la dinamo per l’illuminazione elettrica. Lo stabilimento aveva anche quattro caldaie a vapore  un forno, dal quale si produceva il solfuro di carbonio allo stato gassoso, e gli impianti di depurazione e disinfestazione degli oli. Alla fine dell’Ottocento l’azienda dava lavoro a 80 operai e 10 impiegati ed aveva una produzione di circa 100.000 chilogrammi di olio al solfuro mensile. Questa produzione era destinata alla produzione di sapone e veniva spedita in Italia e all’estero (Marsiglia, Malta, Tunisi ecc.). Negli anni Venti, sia per il perfezionamento degli impianti sia per le annate olearie non ricche, il numero degli operai era sceso a 45.

Il sansificio F.C. Bonaccorsi

Oltre allo stabilimento di Stefano Zirilli, sul territorio di Milazzo, ne esisteva un’altro che si occupava dell’estrazione dell’olio di sansa. Questo era gestito da Francesco Carlo Bonaccorsi ed era uno stabilimento a vapore. Su di esso si sa poco sappiamo che era ubicato nel fabbricato di fronte alla vecchia stazione, qui si possono ancora notare le due alte ciminiere, una che potrebbe appartenere allo stabilimento per la sansa, l’altro al piccolo mulino la Fiducia il quale fu inglobato, appunto, allo stabilimento oleareo.

            

Lo stabilimento Montecatini

Verso la fine del 1899, la Società Prodotti Chimici Colla e Concimi di Roma aumento il proprio capitale sociale al fine d’impiantare una fabbrica a Milazzo. L’aumento del capitale sociale, sottoscritto in gran parte dalla casa palermitana I. e V. Florio, permise di acquistare un vasto terreno, 60.000 mq, in prossimità della stazione ferroviaria. Lo stabilimento, che era il quarto opificio della stessa società, avviò la produzione nel 1901. La sua produzione spaziava dai fertilizzanti (concimi chimici, perfosfati di ossa e di bàgano, solftato ammonico, nitrato di soda, cloruro e solfato potassico, sangue secco, solfato di rame e di ferro) ad un nutrito assortimento di prodotti per l’industria (acido solforico, acido nitrico, solfato di soda, solfato di ferro o vetriolo verde, bisolfato di soda, sevo d’ossa, colla a quadroni, lunette e tipo Graz). 

Nel 1911, la società, raggiunse la quantità di 800.000 quintali annui di cui circa 250.000 erano forniti dallo stabilimento milazzese. Sul finire degli anni Dieci, lo stabilimento venne rilevato da un gruppo industriale palermitano (la Società Siciliana Prodotti e Concimi Chimici) che successivamente fu incorporata nella Società Generale, la Montecatini. Nel corso degli anni Venti l’attività dell’impianto di Milazzo fu indirizzato verso la produzione di perfosfato minerale, ricavato dalla combinazione di acido solforico e fosforite. Dalla lavorazione dell’acido solforico si otteneva un sottoprodotto, la cenere di pirite. Lo stabilimento ne produceva in media 9.000 tonnellate all’anno.

Verso la fine del 1925, la produzione annuale dello stabilimento era: 375.000 q.li di perfosfato minerale; 200.800 q.li di acido solforico; 60.000 q.li di fertilizzanti vari; 15.000 q.li di perfosfati di ossa e 1.500 q.li di acido nitrico. Proprio in questo periodo si cominciò a sentire la concorrenza francese e lo scarso consumo dei fertilizzanti in Sicilia. Furono questi i motivi che indussero i vertici della Montecatini a deliberare la chiusura dello stabilimento. In quel periodo il Comune era retto da un commissario prefettizio il quale si attivò per indurre la società a tornare sui propri passi. Intervenne anche il prefetto di Messina interessando il Ministro delle Corporazioni. Nel 1935 l’opificio riaprì per richiudere definitivamente nel 1959.

La Distilleria Cooperativa

Nel 1868. a Milazzo, fu impiantata la prima distilleria che estraeva alcool dai sottoprodotti della vinificazione, le vinacce. La produzione di questo impianto, dopo un periodo problematico dovuto ad una cattiva gestione, decollo quando subentrò la nuova gestione. Tutto faceva presagire ottimi margini di guadagno, quando una normativa in materia di produzione dell’alcool provocò la definitiva chiusura. Dopo cinquant’anni uno stabilimento simile fu costruito in contrada Ciantro. La Società Anonima Distilleria Cooperativa fu costituita 11 luglio 1920 e si proponeva di procedere alla distillazione delle vinacce e della feccia e vino e di ogni altro residuo della vinificazione, smerciando i prodotti e d’istituire una cantina.
Sul finire degli anni Trenta fu gestita dal Consorzio Agrario Provinciale. 

Le distillerie per estrazione di essenze da fiori e piante aromatiche

Quando la domanda di vino da taglio ebbe una caduta, che fino ad allora era stato la principale fonte di reddito per l’economia milazzese, i proprietari terrieri ricorsero a colture alternative. Fu questo il motivo che alle soglie degli anni Trenta, fu avviata la coltivazione di gelsomino a scopo industriale. Questa coltivazione si diffuse molto rapidamente

In quel periodo la distilleria del Dott. Pietro Gemelli sita in via Comunale San Pietro, che produceva “concreta ed assoluta di gelsomino, concreta di fiori d’arancio, neroli, petit graines ed essenze da flora spontanea, faceva concorrenza ad un’altra distilleria milazzese quella di Bonaccorsi D’Amico & Vece. Questa sorgeva lungo la riviera di ponente dove oggi sorge l’omonimo complesso “Gelsomino”. Successivamente si trasferi in via Acqueviole.